“Senza
organizzazione oggi si soccombe, la qualità può non bastare”. Nel suo lungo e
applaudito intervento alla Festa provinciale dell’Unità, il ministro
alle politiche agricole Maurizio Martina ha rimarcato in più passaggi la
necessità, per il mondo agricolo, di fare unione per fronteggiare i mercati
internazionali e la concorrenza dei paesi in crescita, come il Cile. Un primo
aiuto, in questo senso, arriva dalla recente approvazione del collegato agricolo
che non solo definisce le filiere, ma contiene un’importante delega di
riorganizzazione degli enti, ministero compreso.
Secondo il ministro,
di fronte a una “PAC che non mette a fuoco la gestione del rischio” e di “un’Europa
che non sa legiferare” – vedi le vicende legate all’etichettatura del latte e
dei suoi derivati – in casa Italia è necessario, oggi, riorganizzare i luoghi
di incontro della domanda e dell’offerta. E in riferimento in particolare al
crollo del prezzo del grano, secondo Martina è in atto una “fase di
speculazione che ha caratteristiche legate al contesto nazionale: oggi non
abbiamo strumenti aggiornati affinchè i luoghi definizione del prezzo siano
maggiormente equilibrati”. Il governo ha già concretizzato il suo impegno con
uno stanziamento da dieci milioni di euro per il piano agricolo nazionale, che
rappresenta un primo passo a favore della cerealicoltura italiana.
E di una nuova centralità dell’agricoltura,
grazie all’azione e all’impegno del governo, ha parlato l’on. Marco Carra,
membro della commissione agricoltura alla Camera. Sul fronte politico, il
ministro Martina ha affrontato il tema del referendum costituzionale. “Non
possiamo arrivare a un passo dalla riforma e poi ricominciare, le imprese
agricole non si possono permettere un parlamento che ci mette due anni per fare una legge” ha
detto Martina tra gli applausi “non ci sono ragioni per non sostenere le
riforma, è un passaggio fondamentale per il paese”.
Il ministro Maurizio Martina con Gabriele De Stefani, giornalista della Gazzetta di Mantova |