martedì 17 gennaio 2012

GOVERNO BERLUSCONI: TRE ANNI PER DISTRUGGERE LA SCUOLA ITALIANA

GOVERNO BERLUSCONI: TRE ANNI PER DISTRUGGERE LA SCUOLA ITALIANA. Report a cura dei deputati PD della Commissione Cultura e dell’Ufficio Comunicazione del Gruppo PD della Camera dei deputati. 
Il sistema dell’istruzione pubblica italiano sta combattendo una dura battaglia per la sua sopravvivenza. Negli ultimi tre anni di governo Berlusconi, infatti, la nostra scuola è stata colpita al cuore, tra tagli indiscriminati e provvedimenti arrangiati, oltre che illegittimi, con il solo obiettivo di fare cassa. Eppure, il peggio sembra dover ancora arrivare: gli effetti deleteri della cura Gelmini – Tremonti, infatti, si sono manifestati in tutta la loro dirompenza all’inizio di quest’anno scolastico, tra il drammatico impatto dei tagli lineari, il caos delle graduatorie e le sentenze del Tar e della Corte Costituzionale che hanno sconfessato molte delle scelte compiute finora. Il governo, come un infaticabile venditore di fumo, ha avuto il coraggio di spacciare per riforma epocale della scuola una serie di provvedimenti raffazzonati e inconcludenti, che hanno invece avuto come unico obiettivo quello di tagliare il più possibile la spesa per il funzionamento della scuola, mettendo in secondo piano l’obbligo di garantire agli studenti e alle loro famiglie un’istruzione di qualità.
Si è proceduto con scelte burocratiche e si è scelto solo di fare cassa,riducendo alunni, personale docente e famiglie a semplici numeri. Si è trascurato del tutto la continuità didattica, gli investimenti perla formazione e l’innovazione, la qualità e la quantità dell’offerta formativa. Gli aspetti apparentemente organizzativi hanno prevalso rispetto a qualsiasi forma di sostegno a chi la scuola la abita ogni giorno: gli alunni e gli insegnanti. Il governo spaccia per riforma epocale provvedimenti raffazzonati e inconcludenti che hanno come unico obiettivo quello di tagliare. Per giustificare l’operazione dissennata di riduzione della spesa, il governo ha sostenuto che in Italia per la scuola si spende troppo. Dai dati Ocse, invece, emerge una realtà molto diversa. L’Italia spende il 4,2% del Pil per la scuola (e parliamo dei dati relativi al 2008 e quindi precedenti alla cura Tremonti- Gelmini) contro una media Ocse del 5,7%. Solo la Slovacchia e la Repubblica Ceca, tra i paesi industrializzati, spendono meno di noi. Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi i sussidi alle famiglie e i prestiti agli studenti) è pari al 9,4% di quella pubblica totale, il livello più basso tra i paesi industrializzati (la media Ocse è del12,9%). Ed è l’80% della spesa corrente, non il 97% come si ostina a sostenere il ministro Gelmini, ad essere assorbito dalle retribuzioni del personale. Sta di fatto che la legge 133 del 2008, approvata a maggioranza e a colpi di fiducia, ha imposto una riduzione della spesa per l’istruzione di circa 8 miliardi di euro in tre anni, attraverso un taglio indiscriminato dei posti negli organici di oltre 87 mila docenti e di 44.500unità destinate al personale ausiliare, tecnico e amministrativo(ATA).È evidente che il governo ha deciso di smantellare in modo sistematico il sistema pubblico dell’istruzione, minando alle fondamenta l’offerta formativa e operando una massiccia opera di disinvestimento,senza alcun criterio pedagogico e solo nell’ottica del risparmio. Tutto questo mentre l’Europa, Francia e Germania in testa, e soprattutto gli Stati Uniti di Obama, hanno incrementato i fondi destinati all’istruzione, considerata un settore strategico di sviluppo.