MANTOVA - BAGNOLO SAN VITO
Venerdì 8 aprile 2011 il segretario nazionale del Partito Democratico Pier Luigi Bersani era a Mantova per un incontro con il settore agroalimentare. La visita di Bersani è iniziata alle ore 16.00 a Mantova con una visita allo stabilimento della divisione lattiero-casearia del Consorzio Latterie Virgilio, ente capofila del Distretto agroalimentare di qualità “Po di Lombardia”. Insieme a Bersani il segretario provinciale Massimiliano Fontana, il segretario regionale Maurizio Martina, il consigliere regionale Giovanni Pavesi, l’On. Marco Carra, il candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia Alessandro Pastacci. A seguire, un’incontro con il mondo agroalimentare mantovano che si è tenuto a Bagnolo S.Vito, nella sala conferenze della divisione carni del Consorzio Latterie Virgilio. L’incontro è stato introdotto Maurizio Ottolini, vicepresidente nazionale Confcooperative. Al tavolo erano l’On. Marco Carra, l’On. Matteo Colaninno, l'On. Angelo Zucchi. Al termine il saluto di Pastacci.
MAURIZIO OTTOLINI: “Mantova è terra di agroalimenatare e di cooperazione. Parlando di sistema agroalimentare lombardo, sentiamo la mancanza di un progetto a lungo termine: vorremmo che la politica non corresse più dietro le polemiche; il nostro è un richiamo alla responsabilità della politica. L’agricoltura ha bisogno di un progetto. Da troppo tempo non riusciamo a vederlo. Da parte nostra, dobbiamo mettere da parte le sfide di una rappresentanza contro l’altra e dobbiamo metterci tutti intorno a un tavolo per un progetto complessivo. Noi speriamo che il Paese possa ritrovarsi intorno all’esigenza di responsabilità e di partecipazione.” PIERLUIGI BERSANI: “Ringrazio tutti per questo invito. Mi sento in sintonia con le parole dette durante l’introduzione. Noi abbiamo avuto in queste settimane una inaspettata partecipazione popolare in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ stato un tema accolto con entusiasmo. Ho visto tanti segni nella direzione che l’Unità non viene vista come qualcosa di retorico. Recandomi spesso all’estero, posso dire che visti da fuori, dal mondo, gli italiani sono i più riconoscibili; siamo percepiti come un unico popolo. E’ vero che abbiamo mille campanili, mille piazze, ma in ogni luogo c’è una torre, un bar, una campo da calcio… Ogni posto è riconoscibile. L’Italia è riconoscibile e all’estero è percepita in questo modo. Oggi siamo in campagna elettorale: sono contentissimo di venire a sostenere una forza civica che arriva dalla società civile. Dobbiamo credere nella possibilità di una riscossa civica, che viene dal basso, insieme alle forze politiche più tradizionali. Ognuno, per la sua parte, con la sua storia, deve riuscire a contribuire a questa nuova proposta politica che vede i partiti e i civici insieme. Venendo ai temi di oggi, sono contento di poter parlare dei problemi reali, perché in questi giorni siamo impegnati in parlamento in questioni che con i problemi del Paese non hanno nulla a che vedere. Sarebbero da mettere in agenda i problemi veri, anzi, il problema per eccellenza, ossia il lavoro. Soltanto un giovane su cinque, in età da lavoro, è oggi impiegato. E come lavora? Abbiamo il 73% di assunzioni precarie. Questo è il problema e dovremmo occuparci di questo. Il risanamento dei conti, la tenuta dei conti non possono essere disgiunti dalla crescita. In una situazione come questa, con il più alto debito pubblico e l’alta percentuale di disoccupazione, ci stiamo avvitando. Non possiamo tenere in ordine i conti, senza iniettare una percentuale di risorse per la crescita. Non solo: sarebbe il momento di dire ai mercati d’Europa che stiamo predisponendo un pacchetto di riforme; invece il governo si occupa di sappiamo cosa. Se la politica è solo quella di spostare più il là la stretta sul debito, senza pensare alla crescita, allora i mercati non ci perdoneranno. Il nostro pacchetto di riforme lo abbiamo già presentato. Bisogna sostenere le imprese e il lavoro: a partire da una riforma fiscale, caricando su rendite ed evasione fiscale, e aprendo di più i mercati. I problemi sono sotto gli occhi di tutti: se il reddito delle famiglie cala di quattro punti, come può andare bene il commercio? Sarebbe bene domandarsi per tempo, quale mestiere faremo nei prossimi anni, nell’ambito della globalizzazione. L’agroindustria, dal nostro punto di vista, è un settore di punta nel quale abbiamo la possibilità di giocare carte preziose. Qualità, tracciabilità, salute, ambiente. Una idea italiana che si qualifica e che usa al massimo la sua flessibilità produttiva, che usa al massimo la sua possibilità di agganciare il cliente e che sappia dunque intercettare la fascia di qualità del mercato mondiale. Una volta deciso quello che vogliamo fare, dobbiamo stabilire le politiche. Per quanto ci riguarda ripartiremo da un pacchetto di proposte legate alle riqualificazione del sistema e che avevamo già proposto. Rafforzamento filiere, impresa, tracciabilità… A fronte di questo, l’attuale governo ha cambiato tre ministri e le politiche che sono state espresse sono deludenti. La scusa che il governo adduce – non ci sono soldi – non è accettabile. I 300 milioni per non unificare le tornate elettorali li hanno trovati, quindi non raccontino bugie. Nella spesa devono assolutamente esserci gli investimenti alle politiche attive. Siamo in assenza di una direzione di marcia in questo grande settore. La cooperazione, nell’agroalimentare, rimane una grandissima carta da giocare per il futuro ed ha un grandissimo impatto: la cooperazione è “un’azienda” che non può scappare; è l’impresa che crea meccanismi di coesione; è un’impresa che collega vari settori produttivi e che rimane radicata sul territorio stesso. La cooperazione è un sistema giovane per natura. La cooperazione ha una vocazione insostituibile: garantisce al tessuto sociale risorse e meccanismi virtuosi. Ricordiamo che nell’agroindustria, tutto quello che si fa si rivolge alla testa di un consumatore e questa sensibilità legata alle risorse primarie, alla sostenibilità, alla qualità, avrà un peso notevole e va assolutamente rilanciata. Consideriamo che noi, nel mondo, siamo quelli dell’alimentazione. Abbiamo presentato un documento per lo sviluppo del settore agro agricolo. La parola d’ordine deve essere “riqualificare”: selezionando, differenziano, tornando al concetto del made in Italy, accogliendo la sfida senza protezionismi ma alzando l’asticella della qualità ancora più in alto. Come Partito Democratico abbiamo presentato una piattaforma economica su tantissimi temi. Chiediamo una grande operazione italiana. Vogliamo andare in parlamento a parlare di queste cose. Vogliamo realizzare un pacchetto di riforme da presentare all’Europa. Si guardi, al contrario, in cosa sono impegnati gli altri. Noi da queste elezioni chiediamo che i cittadini ragionino per la loro città per la loro provincia e che facciano un pensiero anche per il loro Paese”.
ALESSANDRO PASTACCI: “Ringrazio Pierluigi Bersani per essere partito da questo settore che anche io ritengo strategico. Durante i dieci anni in cui ho amministrato, ho avuto la possibilità di conoscere tutte le realtà economiche della provincia e ho avuto l’occasione di costatare che il comparto agroalimentare è una realtà trainante. Purtroppo, il patto di stabilità per i comuni e per le province ha avuto, ed ha soprattutto oggi, un impatto straordinario: ci sono le idee per qualificare il territorio, c’è la volontà di compiere uno scatto in avanti, ma la stretta economica non consente di farlo. O comunque, rende il percorso assai complicato. Tuttavia, anche di fronte a questa stretta, siamo riusciti a fare squadra con altri amministratori, a realizzare una rete, e credo che questa sia la medicina per uscirne. Tuttavia, lo dico davanti al segretario di un grande partito, devono arrivare segnali forti dal sistema nazionale e regionale. Un Paese che non investe sul territorio, a mio modo di vedere, è un Paese che andrà incontro a un lento e inesorabile declino. Sono felice che Bersani abbia evocato la realtà civica come un creare stradinario valore aggiunto. Credo fortemente nel mio territorio e nel radicamento a questa terra. Spero ci sia l’opportunità di un nuovo incontro con Bersani e con i partiti, perché da questa unione può nascere un processo politico/amministrativo dirompente. Per questo auspico che a maggio possa arrivare un messaggio importante da parte degli elettori. Un messaggio che premi la voglia affrontare e risolvere i problemi tutti insieme, superando di slancio gli steccati ideologici.”