martedì 2 agosto 2011

INTERESSANTE CONFRONTO TRA LA SEGRETARIA NAZIONALE DELLA CGIL SUSANNA CAMUSSO E IL PRESIDENTE DI PIAGGIO E DI ALITALIA ROBERTO COLANINNO

FESTA DEMOCRATICA PROVINCIALE 
Camusso e Colaninno, l'insolita alleanza
di Gabriele de Stefani - Gazzetta di Mantova, martedì 2 agosto 2011
Un’ora e un quarto di dibattito, in piena crisi economica, tra uno dei più importanti industriali del Paese e la segretaria del principale sindacato, ma di polemica tra i due nemmeno l’ombra. La spiegazione sta nelle parole di Susanna Camusso, in apertura del dibattito con Roberto Colaninno alla festa provinciale del Pd di ieri sera a Suzzara: «Le distanze tra le parti sociali e le organizzazioni dei lavoratori ci sono, ma oggi sono inferiori a quelle che separano tutti noi dal governo. La crisi c’è per tanti motivi, ma siamo tutti d’accordo su una cosa: l’esecutivo è una parte decisiva delle difficoltà del Paese». E’ il tempo della diagnosi comune, quello per dividersi sulla terapia del malato Italia verrà. Né la segretaria Cgil né il presidente di Piaggio e Alitalia, stimolati dalle domande dell’editorialista del Corriere della Sera Dario Di Vico, nominano mai il presidente
del Consiglio. Ma Silvio Berlusconi è il convitato di pietra: «Quando sento dire che non possiamo permetterci una crisi di governo perché c’è la speculazione in agguato io rispondo che dobbiamo imitare la Spagna perché i mercati apprezzerebbero la fine di un esecutivo privo di credibilità» attacca la Camusso, «quando si diventa un ostacolo bisogna avere la responsabilità di farsi da parte, ma questo non può succedere se anziché al bene dei cittadini si pensa al proprio» affonda Colaninno. Il tono dei due è diverso. Molto più diretta e attenta alla cronaca di questi giorni la sindacalista, più propenso all’analisi di sistema l’imprenditore. E se Colaninno con un freddo calcolo spiega che «non serve ragionare in termini di questo o il prossimo anno, perché bisogna essere ottimisti e guardare alla ripresa che incroceremo tra il 2014 e il 2015», la Camusso scalda il pubblico replicando che «avanti di questo passo non so se a quella data ci arriveremo vivi». Perché per lei, la sindacalista milanese come il premier ma che di rosso non ha solo l’abito, non c’è spazio per la speranza finché il governo sarà questo: «In un Paese normale, all’incontro di giovedì con le parti sociali il premier annuncerebbe qualcosa di serio. Lo scongelamento dei fondi per le opere già programmate, l’allentamento del patto di stabilità per gli enti virtuosi, qualunque mossa utile a rimettere in moto l’economia. E invece, dopo esserci sentiti dire per anni che la crisi non c’era, ci aspettiamo che ci raccontino ancora una volta che stiamo meglio degli altri stati europei».
Anche sul fronte delle relazioni sindacali la Camusso resta con i piedi per terra. Il riavvicinamento con Cisl e Uil degli ultimi tempi, sfociato nel manifesto delle parti sociali della settimana scorsa, non la convince ancora: «Usciamo da anni nei quali gli altri sindacati si sono illusi di poter far diventare buono questo governo con il risultato di fare il gioco di un ministro del welfare che voleva indebolire il fronte dei lavoratori. Ma non chiedetemi se l’errore non si ripeterà, perché la sfera di cristallo non ce l’ho. E sinceramente non ho elementi per dire il contrario». Nemmeno Colaninno vuole fare l’indovino e a Di Vico che gli chiede se il governo resisterà all’ondata della speculazione replica spostando il discorso sul fatto che «sarebbe opportuno che chi è diventato un ostacolo si facesse da parte». Meglio se Berlusconi togliesse il disturbo, ma chi può dirlo. Ma come, l’imprenditore che sta nel palazzo dei poteri forti non sa se la spina è già stata staccata a Berlusconi? «Io questi poteri forti non li vedo. Se ci fossero, il Paese avrebbe un indirizzo. Invece anche loro sono fatti all’italiana: caotici e sempre l’uno contro l’altro». E Colaninno è anche l’imprenditore che con il governo in carica ha messo le mani su Alitalia. L’italianità è salva, ma fino a quando? Arrivano i francesi? Il presidente non mette limiti alla provvidenza: «Ad oggi posso dire che il 2011 con ogni probabilità vedrà il ritorno del pareggio di bilancio nella gestione operativa. Mi preparo a restituire al Paese una grande risorsa, con un marchio fortissimo. Poi ci sarà da pensare al futuro e alla sfida del mercato. Oggi non sono in grado di dire che cosa succederà, vedremo se avere la bandiera nazionale sull’azienda sarà una condizione decisiva».