Nel nostro Paese esiste una Questione Giovanile che interessa tutto il territorio nazionale. Un tratto unificante che riguarda la prospettiva di vita di una intera generazione, perché ad essere eluse sono quelle domande di senso dei giovani protagonisti nel nuovo secolo. Sono interrogativi che danno forma ad un percorso personale, che riguarda l’affermazione di sè nel mondo del lavoro, nel vedersi adulti e impegnati in relazioni affettive, vivere nel mondo in una dimensione profondamente inedita. Una Questione giovanile esplicitata dai numeri che parlano di 1/3 dei giovani senza lavoro. Quindi senza vita propria. Tutto questo accade anche a Mantova
con i riferimenti che le organizzazioni sindacali hanno ancora una volta messo a disposizione. Nessuno si inquieta più? Se così è, allora è venuto il tempo di far echeggiare, anche per questa parte della popolazione, quella domanda che ha mosso e muove intere generazioni di donne. “Se non ora, quando?” E’ questa, la domanda in capo ai giovani italiani, per evitare di finire dissolti nel conformismo, nell’allineamento, nell’omogeneità. L’accesso al lavoro connesso al sapere, la qualità dello spazio pubblico, il futuro dell’ambiente e la sua fragilità, la crescita di un sistema di opportunità che sia sostanziato nell’idea che la persona è il perno del nostro vivere, e dunque fare, nel mondo. Un pensiero moderno e vitale proposto a partire dai giovani, con una visione del domani che sappia parlare di lavoro, di opportunità, di cultura e istruzione, delle questioni dell’oggi che riguardano la Democrazia, con una prospettiva che permetta di uscire dall’assuefazione reificata della cultura del nostro tempo. Vi è un momento per partire. E a me pare questo. In questo senso la politica ha fallito, evitando la questione, arrendendosi quasi all’idea di non poter svolgere una funzione propria: pensare e fare il futuro. Ecco perché ricollegare politica, e quindi i partiti, con la società è il tema dominante di questo tempo. Inutile scrivere ancora sui mali e le distorsioni che hanno come protagonisti uomini che maltrattano la politica. Riannodare i fili che si sono spezzati tocca prima di tutto ai partiti perché il tema non è, francamente, una postazione politica in più ma piuttosto ridare senso alle relazioni e valore ai progetti politici. Poste così, vissute così, allora anche le scelte mantovane assumono contorni chiari. Per troppo tempo infatti si è persa la capacità di promuovere una visione che andasse oltre gli schemi precostituiti, le ritualità ormai banali, il pettegolezzo che diventa fatto politico. E’ in campo un’ambizione antica ma poco frequentata in questo tempo. Quella di restituire ai cittadini uno spazio pubblico nel quale la parola “politica” possa vivere e rigenerarsi senza l’affanno dei vizi vecchi. Come Partito Democratico da circa un anno parliamo con questo comune sentire, ponendo questi temi come riferimenti di fondo del nostro lavoro, con lo sguardo generosamente proiettato lontano. Naturalmente lungo un cammino vi sono difficoltà e amarezze. Anche rallentamenti, a volte necessari oppure obbligatori, per ripartire nuovamente assieme a quanti si attardano nel riconoscere la via o per superare qualche ostacolo voluto da chi non vuol fare giungere il viandante alla meta.
con i riferimenti che le organizzazioni sindacali hanno ancora una volta messo a disposizione. Nessuno si inquieta più? Se così è, allora è venuto il tempo di far echeggiare, anche per questa parte della popolazione, quella domanda che ha mosso e muove intere generazioni di donne. “Se non ora, quando?” E’ questa, la domanda in capo ai giovani italiani, per evitare di finire dissolti nel conformismo, nell’allineamento, nell’omogeneità. L’accesso al lavoro connesso al sapere, la qualità dello spazio pubblico, il futuro dell’ambiente e la sua fragilità, la crescita di un sistema di opportunità che sia sostanziato nell’idea che la persona è il perno del nostro vivere, e dunque fare, nel mondo. Un pensiero moderno e vitale proposto a partire dai giovani, con una visione del domani che sappia parlare di lavoro, di opportunità, di cultura e istruzione, delle questioni dell’oggi che riguardano la Democrazia, con una prospettiva che permetta di uscire dall’assuefazione reificata della cultura del nostro tempo. Vi è un momento per partire. E a me pare questo. In questo senso la politica ha fallito, evitando la questione, arrendendosi quasi all’idea di non poter svolgere una funzione propria: pensare e fare il futuro. Ecco perché ricollegare politica, e quindi i partiti, con la società è il tema dominante di questo tempo. Inutile scrivere ancora sui mali e le distorsioni che hanno come protagonisti uomini che maltrattano la politica. Riannodare i fili che si sono spezzati tocca prima di tutto ai partiti perché il tema non è, francamente, una postazione politica in più ma piuttosto ridare senso alle relazioni e valore ai progetti politici. Poste così, vissute così, allora anche le scelte mantovane assumono contorni chiari. Per troppo tempo infatti si è persa la capacità di promuovere una visione che andasse oltre gli schemi precostituiti, le ritualità ormai banali, il pettegolezzo che diventa fatto politico. E’ in campo un’ambizione antica ma poco frequentata in questo tempo. Quella di restituire ai cittadini uno spazio pubblico nel quale la parola “politica” possa vivere e rigenerarsi senza l’affanno dei vizi vecchi. Come Partito Democratico da circa un anno parliamo con questo comune sentire, ponendo questi temi come riferimenti di fondo del nostro lavoro, con lo sguardo generosamente proiettato lontano. Naturalmente lungo un cammino vi sono difficoltà e amarezze. Anche rallentamenti, a volte necessari oppure obbligatori, per ripartire nuovamente assieme a quanti si attardano nel riconoscere la via o per superare qualche ostacolo voluto da chi non vuol fare giungere il viandante alla meta.
In questo cammino ci siamo incontrati, partiti ed esperienze civiche, nella convinzione di poter affidare una possibilità nuova alla Politica: perché è proprio affermando la mia differenza con l’altro, la mia singolarità, che io sto con lui. Esperienze civiche e partiti assieme ad Alessandro Pastacci saranno dunque uno nel differire reciproco. Così facendo restituiremo una vocazione vera al fare politica che è oltre la stasi che stiamo osservando. Mi preme davvero dire che siamo dentro ad un fatto inedito il cui esito positivo darà vita nuova alla concezione della politica intesa anche come testimonianza di valori, di etica pubblica e privata, fattori che sono oggi così disertati e calpestati, addirittura da chi sta in cima al governo. Di questo stiamo parlando, della funzione per cui sono nati i Partiti, e della Politica, intesa come necessario impegno civico. L’altezza a cui abbiamo collocato il nostro agire politico è dunque questa. Naturalmente per fare tutto ciò, vi è bisogno di partiti e gruppi dirigenti consapevoli della sfida, dunque forti, coesi e determinati. Ecco, io credo che questa politica abbia la forza necessaria per parlare alle giovani generazioni spronandole ad animarsi per un futuro diverso, per dare davvero un’opportunità alla qualità del loro sapere, dello loro passioni e ambizioni.
Massimiliano Fontana
Segretario provinciale PD