Secondo un rapporto
delle Nazioni Unite, 280 milioni di persone nel 2015 hanno lasciato i paesi
d’origine: di questi, 8 milioni sono italiani. È partito dall’analisi dei dati
sull’emigrazione mondiale il dibattito “Accoglienza: diritti e doveri” che si è
svolto alla Festa provinciale dell’Unità di Suzzara alla presenza
dell’europarlamentare Brando Benifei, di Andrea Caprini assessore al welfare del
Comune di Mantova, di Manuela Righi presidente SOL.CO, di Tania Righi di ARCI Mantova e di Walter Massa responsabile
migrazione ARCI Nazionale. Secondo il
quale, negli ultimi 25 anni il tema immigrazione in Italia è stato usato
soltanto come clava politica, mentre i dati ci dicono che gli immigrati
presenti sul territorio nazionale garantiscono l’8,8% del Pil. Con 120mila
arrivi nell’ultimo anno in un paese da 60milioni di abitanti come l’Italia, non
si può parlare di invasione e “sottrarre le risorse necessarie agli aiuti non
cambia l’economia del paese, come viene fatto credere dai Salvini di turno”.
E
non è neppure in atto una guerra di religione, perché ha osservato Massa -
sollecitato dalle domande di Beatrice Benaglia, segretaria dei Giovani Dem - molte vittime dell’Isis e molti combattenti
contro il Califfato sono musulmani. Il vero tema riguarda invece il taglio
sistematico del fondo per le politiche sociali da parte di governi che, dal
2008 al 2013, hanno lasciato le comunità locali sole a gestire i progetti di
accoglienza.
Anche Andrea Caprini ha sottolineato come
anche in Lombardia, nel rapporto tra la ricchezza prodotta dagli immigrati che
lavorano e i costi per l’accoglienza, il saldo sia positivo. Per l’assessore al
welfare del Comune di Mantova va superato il sistema dell’accoglienza in
strutture temporanee e invece potenziato quello garantito dallo Sprar (Sistema
di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che riconosce un ruolo attivo
agli enti locali. “È un sistema che funziona abbastanza sul nostro territorio”
ha osservato Caprini “perché prevede un’accoglienza diffusa con la presenza di
piccoli gruppi nelle comunità locali”.
E, in questo
approccio, c’è un modello mantovano, virtuoso, illustrato da Emanuela Righi, presidente del
consorzio Sol.Co Mantova che segue progetti di accoglienza nel territorio
provinciale. “Prima di farci carico di un progetto valutiamo se ci siano
comunità in grado di riceverlo puntando molto sulla formazione degli operatori”
ha spiegato Righi “ma il male che il nostro modello fatica a sopportare è
quello dell’inedia: queste persone stanno circa un anno senza sapere cosa ne
sarà di loro e questo scatena tensioni nelle piccole comunità”. La strada è
quella di investire sulle commissioni territoriali, che oggi spesso sono
composte da volontari.
Per Tania Righi,
il diritto di asilo è riconosciuto a livello internazionale e l’Italia è tenuta
a rispettarlo: “dobbiamo chiedere alle persone che accogliamo” ha detto Righi
“di comprendere la complessità della nostra società, non è possibile che si
viva nella speranza di un Eldorado che non esiste, sta qui la riuscita delle
operazioni di accoglienza”. Per Benifei, in “un’Europa del troppo poco e troppo
tardi”, la battaglia per risorse aggiuntive da destinare ai paesi in prima
linea nell’accoglienza è essenziale.
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Da sinistra, Caprini, Emanuela Righi, Tania Righi, Benifei, Massa, Benaglia |