Bersani va all'attacco: "Governo troppo debole"
Intervista a Pier Luigi Bersani di Nino Bertoloni Meli - Il Messaggero
La manovra va bene, il Pd la voterà, ci mancherebbe, certo potrebbe essere ancora migliorata qui e là, si vedrà e si tenterà in seguito. Ma c'è una pecca grossa così e Pier Luigi Bersani non ha mancato di rilevarlo, una pecca che si chiama liberalizzazioni. "Sono stupefatto dalla timidezza del governo sulle liberalizzazioni" , ha rilevato il leader del Pd, una lamentela ma anche un incentivo a osare di più, a procedere su quel terreno, ad aprire in sostanza una sorta di seconda fase della manovra volta più alla crescita che ai tagli. Con i suoi, Bersani si è come sfogato, "sono riuscito a fare di più io che pure stavo in un governo tutto politico che non loro, da un governo tecnico ci si poteva e doveva aspettare di più".
Il leader democrat non è il solo a lamentarsi dell'assenza di liberalizzazioni. Anche Pier Ferdinando Casini martella sullo stesso tasto, lo fa in maniera più soft, evita di dichiararsi stupefatto, ma la sostanza negativa rimane. "Sulle liberalizzazioni si poteva fare qualcosa di più" , ha scandito il leader centrista. "Oggi è il tempo del rigore e dei sacrifici, ma adesso deve partire il volano della crescita" , ha spiegato Casini. A entrambi ha risposto il ministro Corrado Passera. non chiudendo la porta ma anzi promettendo interventi nell'immediato futuro, una sorta, di secondo tempo della manovra: -" Abbiamo agito in una settimana, sono stati toccati molti capitoli, ma sulle liberalizzazioni ci saranno sempre interventi a partire dalle prossime misure che prenderà governo".
Casini era e rimane tra i più convinti sostenitori dell'operazione Monti e non ha alcuna intenzione di deflettere dal ruolo. Fatte le critiche sulle liberalizzazioni, il leader centrista torna a difendere l'operato del governo e replica ai rilievi sollevati da alcune parti, "Monti ha ragione, non è vero che la manovra colpisce i soliti noti. Le misure sono certamente dolorose per il ceto medio, cui vengono chiesti sacrifici forti, ma sono stati colpiti molti ceti e redditi che erano rimasti esenti in passato". Quanto alla patrimoniale, non viene usata la parola formalmente, "ma c'è una tassazione sui patrimoni" che prima non esisteva, per non parlare delle detrazioni per i figli a carico per Un ultimo accenno Casini lo fa a quanti, pochi se non pochissimi finora, tornano a parlare qua e là di possibile ricorso alle urne, "ne sento parlare, è una tentazione ricorrente, ma siamo in una tempesta, nessuno può permettersi il lusso di cavalcarle".
Chi invece cavalca il malcontento, anzi spera di mettersi alla testa, è l'Idv dipietrista, che dopo aver votato la fiducia al governo tecnico neanche un mese fa, adesso annuncia esplicitamente il voto contrario alla manovra. Di Pietro torna all'opposizione. "Idv voterà contro la manovra. Abbiamo preso atto che ci sono dei miglioramenti, ma non tali da farci cambiare opinione, restano troppi elementi di ingiustizia e iniquità" , ha detto Massimo Donadi capogruppo alla Camera. Di Pietro ci ha messo il carico da novanta. insinuando che Pd e Pdl votano a favore perché ci sarebbe stato "un inciucio, un voto di scambio con Berlusconi a proposito delle frequenze tv". Accuse che allontanano ancora di più il Pd dai dipietristi, con la famosa foto di Vasto (Bersani, Di Pietro e Vendola insieme sul palco) che si ingiallisce a vista d'occhio. "Non si devono permettere, non-si-devono-permettere" , ha replicato Bersani infastidito assai e scandendo ben bene le parole, "tutto quel che facciamo avviene alla luce del sole in Parlamento". Di Pietro sconta comunque un importante dissenso interno capitanato al momento dal senatore Pancho Pardi che non ha problemi a dichiarare, "Tonino sbaglia, il giudizio sulla manovra non dev'essere negativo. Se l'Idv si attesta su posizioni di forte opposizione che non condivido, è fatale che il Pd si allei con il Terzo Polo". Pardi annuncia anche "una dichiarazione di dissenso" al momento del voto sulla manovra.