Intervista a Dario Franceschini di Maria Zegarelli - L'Unità
Qui ci si sta dimenticando della premessa: questo è un governo sostenuto in parlamento da forze politiche avversarie. Non è che siamo diventati maggioranza...». Dario Franceschini preferisce chiarire ancora una volta i «fondamentali» di questa vicenda politica che sta vivendo il Paese. Perché, aggiunge, «soltanto se teniamo bene a mente questo particolare, non proprio insignificante, allora si riescono a valutare le cose per quello che sono». E alla luce del fatto che non è la vostra maggioranza, come giudica la manovra, alla fine di questa serrata trattativa tra i partiti e il governo? «Come il meglio che potevamo ottenere considerando che ogni singolo cambiamento è stato frutto di un'intesa che abbiamo dovuto, e lo sottolineo, trovare con il Pdl. Questo non è il governo dei progressisti o del centrosinistra: è un esecutivo sostenuto da avversari politici. Quello che abbiamo ottenuto è un risultato positivo che, per certi versi, non mi aspettavo». Cioè? «Ma lei avrebbe scommesso, venti giorni fa, un solo euro sul fatto che saremmo riusciti a far tassare i capitali scudati e poi ad ottenere che dall'1,5% proposto dal governo si arrivasse all'attuale 4%? Siamo riusciti anche ad aumentare la franchigia sull'Ici per la prima casa agevolando di più chi ha figli; ad aumentare l'indicizzazione permanente per le pensioni fino a 1400 euro, una misura che riguarda 3,5 milioni di persone; a far tassare le rendite finanziarie, a stabilire un tetto per le retribuzioni dei dirigenti della pubblica amministrazione e a vietare i doppi incarichi, oltre ad aver confermato i tempi per l'adeguamento dei compensi dei parlamentari a quello della media europea...». Bersani però oggi ha duramente criticato il governo per le liberalizzazioni mancate. «E ha fatto bene. Noi avevamo presentato un emendamento, il governo invece ha avuto un cedimento sui taxi e le farmacie. Secondo noi è stato un errore e per questo continueremo la battaglia».
«Anche in questo caso il Pd ha presentato un emendamento, ma dobbiamo fare i conti con i numeri in Aula: lì passano soltanto le cose sulle quali si raggiunge un'intesa». Considerato che Berlusconi non accetterà mai intese su quel fronte, è una partita persa? «Non credo, perché noi continueremo a fare il nostro lavoro e non è detto che le intese non si trovino in futuro. Ma anche il governo dovrà insistere in quella direzione». L'Idv ha annunciato il "no" alla manovra. Questo che vuol dire in vista di una futura alleanza? «Penso che alla fine di questa esperienza saranno cambiate molte cose e quando ci sarà la nuova legge elettorale ne cambieranno altre ancora. Ma se guardo all'oggi sono sicuro di una cosa: se avessimo fatto come l'Idv questa manovra sarebbe rimasta quella presentata dal governo, senza alcun cambiamento a scapito di milioni di cittadini. Preferisco "sporcarmi le mani", stare lì in commissione giorno e notte per trovare un'intesa e le risorse per rendere meno pesanti per le famiglie gli interventi che comunque, alla luce della situazione economica del Paese, erano necessari». Non temete un contraccolpo in termini di consenso? «I sondaggi contano poco, ma oggi crescono i partiti che sostengono il governo e scendono gli altri. Gli italiani sanno cosa avrebbe significato una campagna elettorale oggi, in piena crisi dei mercati e nella situazione drammatica in cui ci ha lasciato Silvio Berlusconi, altro aspetto che spesso si dimentica e invece andrebbe sempre tenuto presente. Probabilmente il Pd pagherà anche uno scotto in termini di consenso immediato ma noi in questi giorni abbiamo agito in coscienza per migliorare le misure, rendere la manovra più equa, cercando di salvaguardare le pensioni più basse e le famiglie. Poi, è chiaro, se ci fossimo stati noi al governo avremmo fatto cose diverse». Casini dice che la dovere smettere con questa storia e ognuno deve metterci la faccia «Chi, più di noi, ci sta mettendo la faccia? Ce la mettiamo ogni giorno e ce la metteremo votando la fiducia». Franceschini, nei giorni scorsi c'è chi è tornato a chiedere il congresso anticipato perché, dice, il quadro politico è cambiato. «Non capisco cosa vogliono quelli che tornano a chiedere di anticipare il congresso. Di cosa dovremmo discutere? Ci sono diverse linee politiche? La linea l'abbiamo decisa tutti insieme come capita, purtroppo, raramente». Secondo Maran bisogna ridiscutere anche le alleanze. E non è il solo a pensarla così. «Temo si voglia solo ridiscutere la leadership. È sempre la stessa storia, so bene come funziona. Ho sfidato Bersani alle primarie, ha vinto lui e ho deciso di appoggiarlo perché è quello che ci chiede la nostra gente».
E rispetto all'asta sulle frequenze tv possiamo considerarlo anche quello un altro "cedimento"?