Intendo rispondere ai Giovani Padani mantovani, che sulle colonne di questo giornale hanno espresso cordoglio, misto a dolore e rabbia, per il barbaro assassinio del vigile milanese Nicolò Savarino. Come Vigile – e in particolare come Vigile di Quartiere, com’era Nicolò –, prima ancora che come esponente politico del PD, intendo condannare pubblicamente la loro strumentalizzazione politica di questa gravissima tragedia, che coinvolge personalmente me e i miei colleghi, che giornalmente dobbiamo rapportarci con quei soggetti che la criminologia definisce “devianti”, quali zingari, accattoni, senza fissa dimora, stranieri non integrati che vivono di espedienti, ecc. Voglio parlar loro – ai giovani padani! – con estrema franchezza, nella speranza che essendo giovani non siano stati indottrinati, ma abbiano conservato quel minimo di autocritica che li spinga ad abbandonare certe ideologie, come quella che predica la diversità tra gli uomini fondata sull’appartenenza etnica o i comportamenti sociali. Premesso che in ciascuno di noi alberga un innato sentimento di vendetta e di rabbia che potrebbe scatenarsi in qualsiasi momento, e che in questo periodo di continui furti presso le abitazioni – anche a Castelbelforte sono aumentati in modo preoccupante! – io stesso a volte sarei tentato di portarmi a casa l’arma di servizio e sparare a chiunque abbia l’ardire di penetrarmi in casa per attentare alla tranquillità e incolumità della mia bambina, tuttavia compito delle istituzioni civili e dei rappresentanti politici dovrebbe essere proprio quello di reprimere tali istinti, alimentando nel contempo la fiducia nella capacità di risposta degli apparati statali costituiti (